Facciamo un esempio: sei titolare di un'azienda e desideri espanderla, ma al momento non hai abbastanza risorse perché per la stragrande maggioranza sono ancora immobilizzate nell’attività commerciale. Al contempo, però, visti i pessimi tassi di interesse, preferiresti non ottenere un finanziamento dalla banca.
Esiste una terza soluzione, ossia vendere quote di partecipazione dell’azienda. Come si fa? Semplice: dividi gli assetti proprietari (o il patrimonio) dell'azienda in 1.000 parti e, per dire, ne vendi 400 sul mercato libero. In pratica, hai venduto il 40% dell’azienda: mantieni il controllo sulla parte rimanente, quindi puoi continuare a gestire l’attività, ma al contempo hai ottenuto capitale aggiuntivo che non dovrai ripagare. Chiunque ha acquistato almeno una di quelle azioni diventa co-titolare dell'azienda e ha diritto a riceverne i profitti proprio come te. Questa si chiama offerta pubblica iniziale (o IPO).
Il procedimento è lo stesso delle obbligazioni: l'azienda emette azioni e annuncia il prezzo di vendita (in realtà non è così immediato perché subentrano i principi contabili a disciplinare il coinvolgimento delle banche, che dovranno determinare il giusto prezzo di vendita delle partecipazioni societarie, ma per il momento evitiamo di complicare troppo le cose).
Gli investitori acquistano le partecipazioni o azioni direttamente dalla società, che riceve capitale da destinare allo sviluppo, poi le rivendono in borsa. In base alla situazione dell’impresa e all’umore degli investitori, però, il prezzo di vendita delle azioni può subire enormi modifiche rispetto a quello iniziale: vediamo come mai.
I prezzi delle azioni oscillano per tutta una serie di motivi: alcuni sono ben noti, altri sono più inspiegabili. In ultima analisi, però, si rifanno tutti alla legge fondamentale della domanda e dell'offerta.
Vediamo un altro esempio: hai una bancarella di frutta e verdura al mercato del paese. Un giorno, sai di poter vendere massimo 200 carote, ma al tuo arrivo ti rendi conto che ci sono 500 persone ad attenderti e tutte desiderano acquistare carote. Ovviamente, non ne hai abbastanza. Però, visto che la domanda è alta e l'offerta è bassa, puoi chiedere un prezzo maggiorato.
Il giorno dopo, gli altri ortofrutticoli (che hanno notato l’enorme viavai di clienti) desiderano guadagnarci anche loro, quindi ognuno di loro si è portato dietro 200 carote. Però a volerle sono sempre e solo 500 persone, quindi ora ci sono troppe carote e non abbastanza persone. La domanda è calata, mentre l'offerta è aumentata. Se vuoi sbarazzarti delle carote, dovrai venderle a un prezzo scontato e gli altri faranno lo stesso per rimanere concorrenziali.
Le azioni funzionano allo stesso modo. Quando compri un'azione, scommetti sull’andamento positivo dell'azienda, quindi sul rialzo della quotazione in borsa. Le azioni si vendono o di acquistano alla luce di informazioni e indiscrezioni che confermano o contraddicono questa presupposizione.
Ad esempio, ipotizziamo che tu decida di acquistare un'azione della società X: scommetti sul successo dell’azienda e prevedi che le partecipazioni aumenteranno di valore. Poi, l'azienda pubblica una relazione trimestrale dalla quale si evince che, anzi, ha ottenuto risultati ben superiori rispetto alle previsioni. Ha tantissimi ordini e i ricavi sono alle stelle. Di colpo, molte più persone vorranno accaparrarsi queste azioni perché hanno capito che l’azienda ha buone possibilità di concludere l’anno (e non solo) in bellezza. Saranno disposte a sborsare di più per mettere mano sulle azioni poiché ritengono che il valore dell'azienda sia ben superiore al valore nominale delle partecipazioni. Di conseguenza, poiché la domanda è aumentata, il prezzo delle azioni sale. Dato che possiedi già un'azione, hai guadagnato un bel gruzzoletto.
Ora ipotizziamo il contrario, ossia che dalla relazione trimestrale traspaia una debolezza maggiore rispetto alle aspettative. Gli investitori vorranno sbarazzarsi delle azioni, ma nessuno sarà disposto a corrispondere il prezzo originario: chi mai vorrebbe acquistare azioni di una società che non se la passa bene? In tal caso, l'offerta supererà la domanda e il prezzo delle azioni scenderà.
Le azioni fluttuano di continuo, anche sulla base degli accordi e degli scambi tra chi vende e acquista titoli. La borsa, del resto, mira a facilitare le interazioni tra acquirenti e venditori. Il prezzo delle azioni muta senza sosta: a volte la variazione è di un punto percentuale al giorno, altre di diversi punti percentuali all'ora.
Volendo approfondire questo punto, sul lungo periodo la quotazione in borsa dipende dai ricavi o dalle perdite potenziali dell'azienda, dal contesto economico e, a volte, anche dal prezzo delle azioni stesse. Gli investitori valutano nel dettaglio l'impresa, gli eventi, le dichiarazioni dei vertici aziendali, i dati economici (quali il tasso di disoccupazione e la crescita del PIL) e molto altro ancora, quindi traggono le loro conclusioni e decidono se acquistare o vendere azioni.
↗ Espansione.
L’apertura di ulteriori punti vendita, l’inaugurazione di un nuovo stabilimento o il lancio su un nuovo mercato indicano che l’azienda ha un ottimo andamento: di conseguenza, gli investitori credono nelle sue potenzialità e desiderano acquistarne le azioni.
Vediamo un esempio concreto: il 3 luglio 2014, la casa automobilistica tedesca BMW ha annunciato la costruzione di un nuovo stabilimento di assemblaggio in Messico. Si è trattato di un annuncio inaudito, poiché spesso le nuove fabbriche si inaugurano a seguito di 20 o 30 anni di programmazione. Solo quel giorno, il titolo è salito dello 2,6%.
↗ Crescente domanda di un prodotto o servizio.
Se un'azienda continua ad accaparrarsi clienti (perché li sottrae alla concorrenza oppure il mercato si sviluppa ulteriormente), i ricavi non si faranno attendere.
Ad esempio: nel 2002, quando era ancora principalmente una libreria online, zitta zitta Amazon ha lanciato la divisione di servizi web, con la quale la clientela può usufruire di spazio di calcolo aggiuntivo e funzionalità sul cloud. Col passare degli anni, questo tipo di servizi è diventato strarichiesto e ora AWS supporta buona parte dei contenuti online, oltre a rappresentare più della metà dei profitti di Amazon. In quanto al prezzo delle azioni Amazon... sappiamo benissimo come sono andate le cose.
↗ L'azienda riduce il debito e comincia a pagare i dividendi, ossia a condividere i profitti con gli azionisti. È raro trovare aziende senza debiti: molte richiedono finanziamenti per assumere più personale, lanciare più prodotti e aggiornare il sistema produttivo. Quasi tutti i ricavi di un'azienda sono investiti e utilizzati per pagare gli interessi.
L’azienda è in buono stato se ripaga eventuali debiti con maggiore rapidità e garantisce o addirittura incrementa la distribuzione degli utili agli azionisti.
↗ Riacquisto di azioni proprie (buy back).
Anche se controversa, negli ultimi tempi questa tattica è sempre più comune. I piani di buy back prevedono che le aziende acquistino le proprie azioni sul mercato libero, riducendone così la disponibilità: di conseguenza, a un calo dell’offerta corrisponde un aumento del prezzo delle azioni. Questo piano non è collegato a un ottimo andamento dell’azienda, è principalmente in funzione della disponibilità di azioni.
↗ ↘ Contesto economico.
In linea di massima, l’economia è ciclica. Vediamo l’esempio di un paese appena uscito dalla recessione: rispetto a prima, ha più risorse con cui desidera migliorare la rete infrastrutturale. Di conseguenza, aumenta la domanda nel settore edile poiché bisogna costruire e ammodernare gli edifici. A sua volta, questo origina un incremento della domanda di acciaio, cemento e altre materie prime. Una volta che sono stati realizzati abbastanza appartamenti, però, la domanda nel settore edile scema, così come quella di acciaio e cemento, oltre al prezzo di entrambe le materie prime. Alcune imprese siderurgiche potrebbero non sopravvivere al calo del prezzo dell'acciaio e chiudere i battenti, che a sua volta riduce la quantità di acciaio sul mercato facendone salire di nuovo il prezzo, e così via.
↗ ↘ Normative.
L’adozione di nuove leggi può limitare l'attività di alcune aziende e dare impulso allo sviluppo di altre. Analogamente, può creare concorrenza per le nuove aziende, nuovi mercati e opportunità.
Il riscaldamento globale è un ottimo esempio. Le norme che limitano le emissioni di CO2 da parte delle aziende hanno messo i bastoni tra le ruote a produttori di combustibili fossili, case automobilistiche e altre industrie. Al contempo, però, hanno aperto la strada alle aziende di energia rinnovabile, ai produttori di vetture elettriche e ad altri innovatori. Basta pensare a Tesla, la cui impennata del prezzo delle azioni passerà alla storia (anche se sulla quotazione in borsa di Tesla influisce molto di più delle normative).
↘ Sanzioni politiche.
Possono impedire alle aziende di inserirsi in un mercato estero o imporre dazi commerciali più elevati, di fatto rendendo la scelta più svantaggiosa.
Ad aprile 2018, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro una serie di imprese e uomini d'affari della Federazione Russa. Tra le sanzioni si annoveravano il congelamento dei loro beni negli Stati Uniti e il divieto alle aziende americane di concludere affari con chiunque figurasse su tale lista nera. Non appena tale decisione è diventata di dominio pubblico, gli investitori si sono spaventati e hanno iniziato a vendere azioni a tutto spiano.
Per citare un esempio, le azioni di Rusal, per cui prima dell’imposizione delle sanzioni le vendite negli Stati Uniti rappresentavano il 14% dei ricavi, sono andate al ribasso nei cinque mesi successivi e a settembre avevano perso il 40% del loro valore. Le sanzioni sono state revocate alla fine del 2018. Contemporaneamente, l'azienda era riuscita a controbilanciare questa convergenza negativa e a ottenere guadagni superiori rispetto al 2017. Eppure, il prezzo delle azioni non è mai tornato ai livelli originari proprio perché gli investitori temevano un ripristino delle sanzioni.
↘ Incidenti e cause di forza maggiore.
Il rischio di incidenti e catastrofi è onnipresente per le aziende che si occupano di estrazione o lavorazione delle risorse naturali. A un grave impatto sulla produzione, poi, corrisponde una maggiore probabilità che i profitti e i prezzi subiscano un forte calo.
A seguito di una falla verificatasi il 4 agosto 2017, la miniera di diamanti Mir, di proprietà della società russa Alrosa, si allagò e non fu possibile procedere all’estrazione delle gemme preziose. L'azienda perse seduta stante l’accesso alla miniera dove estrae il 10% dei diamanti, con pesanti ricadute sui profitti che deriva dalla loro vendita. In un mese, le sue azioni scesero dell'8% e fu necessario attendere la fine dell’anno per ripristinare i valori precedenti. La società, però, ebbe la prontezza di riflessi di incrementare l’estrazione nelle altre miniere di sua proprietà, aumentando così la produzione totale del 2017 del 6%, come comunicato dall'azienda a inizio 2018. Gli investitori si tranquillizzarono e le previsioni tornarono a parlare di crescita.
Le cause di forza maggiore non incidono soltanto sui produttori di materie prime: la pandemia da COVID-19 ha illustrato benissimo che può chiudere tutto, dai cinema alle concessionarie d'auto.
↘ Crollo delle vendite.
A volte un concorrente realizza un prodotto migliore, altre il prodotto tanto amato dalla clientela passa di moda. A prescindere, non sono ottime notizie per un’azienda.
Apple ha lanciato il primo iPhone a fine giugno 2007. Dopo l’impennata subita dalle azioni di Apple, è aumentata anche la quotazione in borsa del concorrente Nokia poiché ci si aspettava che tutti i produttori di cellulari sfruttassero la situazione per lanciare prodotti simili. L'azienda finlandese, però, non ci è riuscita. Non ha saputo approfittare della rapida crescita del comparto degli smartphone, tanto che alla fine ha finito col vendere le sue attività di telefonia mobile a Microsoft. Ne è seguito un crollo di quasi il 90% delle sue azioni, che non sono mai tornate nemmeno lontanamente ai valori massimi del 2007.
Ricapitoliamo: quando un'azienda va bene o ci si aspetta che vada bene, si verifica un rialzo. Se va male o si prevedono problemi, avviene un ribasso. Piuttosto immediato, no?
Purtroppo, non è così semplice.
Il problema è che le oscillazioni del mercato azionario sembrano inspiegabili: a volte è per via del prezzo delle azioni stesse, in altri casi è colpa di un algoritmo di trading automatico che ha preso una decisione incomprensibile.
Alla base dell’apparente comportamento illogico dei prezzi delle azioni, però, ci sono gli investitori stessi. Sono soggetti emotivi che si fanno prendere dal panico o dall’euforia con fin troppa facilità: neanche a dirlo, non si tratta di sentimenti che sul lungo termine apportano vantaggi alla quotazione in borsa. Quando notano qualcuno che vende o acquista azioni, gli investitori seguono a ruota e creano movimenti che non hanno nulla a che fare con l’andamento effettivo dell’azienda.
Un ottimo esempio è Hertz, l'azienda statunitense di noleggio auto. A maggio 2020 è andata in bancarotta poiché nessuno noleggiava auto nel bel mezzo di una pandemia globale. La quotazione è crollata a meno di un dollaro per titolo.
Poi, però, è successo qualcosa di strano: ai sensi di un piano di stimoli economici promosso dal governo statunitense, i cittadini hanno cominciato a ricevere assegni da 1.200 dollari. Tutto d’un tratto, quindi, gli americani si sono ritrovati con contanti in tasca e molto tempo a disposizione. Visto che molti erano ormai disoccupati e chiusi in casa, si sono lanciati in borsa. Alcuni hanno iniziato a comprare azioni di Hertz, poi sempre più persone hanno seguito a ruota. La quotazione di Hertz è salita alle stelle, passando da 56 centesimi a 5,53 dollari, ossia un incremento di quasi 10 volte, senza che fosse cambiata la situazione in cui versava l’azienda, che era ancora in bancarotta.
A un certo punto, l'azienda ha persino cercato di vendere nuove azioni al prezzo più elevato per cercare di uscire dalla bancarotta, ma alla fine un tribunale glielo ha impedito. Di questi tempi, il prezzo delle azioni di Hertz si aggira piuttosto sul valore al momento della bancarotta.
Il panico e il clamore hanno conseguenze su larga scala per un’azienda nello specifico, ma anche per l'intero settore, se non addirittura per il mercato stesso.
La bolla speculativa delle dot-com è un ottimo esempio. Gli investitori cercarono a tutti i costi di accaparrarsi parte delle aziende di internet, quotatissime all’epoca, quindi andarono a ruba anche le azioni delle realtà piccole o gestite male che avevano solo lontanamente a che fare con internet.
I prezzi non rispecchiavano affatto l’andamento effettivo delle aziende. All'inizio degli anni 2000, gli investitori si resero conto che la maggior parte delle aziende in cui avevano investito non sarebbe stata in grado di generare profitti. La bolla raggiunse l'apice a marzo 2000, poi esplose. Di conseguenza, migliaia di nuove aziende chiusero i battenti e gli investitori videro milioni di miliardi di dollari andare in fumo. In quel periodo, anche le azioni di giganti come Cisco, Intel e Oracle perdettero più dell'80% del loro valore.
Entrambi questi eventi sono classici esempi del comportamento tipico da toro e orso. Nel classificare gli investitori, di norma si adotta una di queste due categorie.
I tori sono aggressivi: partono all’attacco e acquistano tutto senza badare a chi o cosa si para dinanzi. Ad esempio, chi decise di acquistare azioni di Hertz nonostante la società fosse in bancarotta.
Gli orsi sono l'opposto. Hanno paura di tutto e cercano disperatamente di non rimetterci. Vendono azioni non appena circola voce che qualcosa non torna. Ad esempio, gli investitori presi dal panico che vendettero le azioni di Intel in loro possesso allo scoppio della bolla delle dot.com. Anche se non era una di quelle aziende di internet appena create che sfruttavano la situazione, gli investitori temettero che lo scoppio della bolla potesse danneggiarne l’andamento.
Il riferimento a tori e orsi si usa anche per descrivere l’andamento o comportamento generale, quindi non solo per gli investitori. In linea di massima, alcuni investitori incarnano meglio il profilo del toro o dell'orso, ma la maggior parte di noi presenta caratteristiche di entrambi.
Detto ciò, è più semplice descrivere i movimenti del mercato o delle azioni. Il mercato toro incarna la fase di rialzo, mentre il mercato orso rappresenta le fasi di calo dei prezzi. Analogamente, sei “bullish” e “bearish” in base a come ti posizioni, ossia per trarre profitto dai rialzi o dai ribassi.
Questi sono esempi importanti perché, a volte, gli investitori devono resistere alla tentazione di seguire il gregge: non ha senso acquistare o vendere un'azione solo perché lo fanno gli altri. Ovvio, se un'azione aumenta realmente di valore, è molto meglio non farsela sfuggire. Idem per un'azione che perde valore: vale sempre la pena valutare se sbarazzarsene o meno. In generale, però, ti consigliamo di prendere eventuali decisioni autonomamente.
Se intendi investire in singole azioni, informati bene: vaglia la situazione finanziaria dell’azienda, leggiti le varie relazioni, documentati su cosa ha fatto e tieni d’occhio eventuali sviluppi che possono influire sul prezzo delle azioni. A patto di farlo come si deve, la ricompensa sarà un rendimento ben superiore a quello delle obbligazioni o dei risparmi.
L'app Vivid Money contiene già moltissimi strumenti utilissimi. Ad esempio, notizie e un aggiornamento giornaliero sul mercato per sapere cosa influisce sul prezzo delle azioni. Attenzione, però: di solito, a meno che non siano collegati a un grande evento societario (ad es., una relazione sui risultati, una dichiarazione di insolvenza, una fusione o un’acquisizione), i movimenti giornalieri delle azioni sono più clamore che altro e rispecchiano quelli generali dei mercati. I movimenti a lungo termine, ossia quanto un'azione ha guadagnato o perso nelle ultime settimane o mesi, sono nettamente più importanti.
In alternativa, puoi investire in un ETF, che replica l’andamento di un insieme di azioni (solitamente un indice). Il vantaggio principale è la copertura dei rischi. Anche se un'azione perde valore, infatti, è solo una parte dell'ETF e le altre azioni dovrebbero fornire una certa copertura. Vedremo gli ETF nella prossima lezione.
Ecco alcuni principi da seguire se desideri acquistare azioni autonomamente.
Spesso, gli investitori professionali (ad esempio i fondi d'investimento) dividono il portafoglio in 60% di azioni e 40% di obbligazioni, una scelta che rispecchia più o meno la percentuale di azioni e obbligazioni sul mercato mondiale. Volendo, invece delle obbligazioni vere e proprie, puoi investire in ETF obbligazionari.
Diversificazione. L’investimento in azioni di più società appartenenti a settori e paesi diversi aiuta a mitigare le perdite causate da eventuali ribassi. Quando le azioni di una società rappresentano oltre il 5% del portafoglio, in linea di massima si avvertiranno più direttamente gli effetti dei movimenti di quel titolo. La diversificazione può aiutarti a compensare le perdite di una società o di un paese, ma anche di un settore che non se la passa bene.
Non farti prendere dall'ansia o dal panico. Il comportamento estremo di tori e orsi non aiuta quasi mai. Invece di seguire alla cieca le indiscrezioni sul titolo da aggiudicarsi a tutti i costi, dai un'occhiata più da vicino. Analogamente, una buona dose di scetticismo ti aiuterà a destreggiarti al meglio quando sale il panico e si presagiscono crolli apocalittici soltanto perché l’azienda in cui ha investito ha subito un lieve ribasso.
La speculazione è una tattica rischiosa se sei alle prime armi. Per gli investimenti a breve termine serve più fortuna che abilità e la maggior parte dei gestori delegati, anche quelli con decenni di esperienza, non riesce a battere il mercato.
Segui gli analisti. Le banche d'investimento e i broker hanno divisioni con analisti che studiano le azioni e offrono spunti per investire. Ricordati, comunque, che la responsabilità delle azioni è soltanto tua: gli analisti non possono garantire che la loro tesi di investimento funzioni alla perfezione.
Nessuno sa prevedere esattamente l’andamento futuro di un'azione o di un mercato. Se desideri aumentare le tue possibilità di successo, devi fare ricerche, leggere i rapporti degli analisti, gestire il rischio ed evitare di seguire il gregge.
Bene, è arrivato il nostro momento preferito. Vai col quiz!